“Quadrato nero su fondo bianco” – Kazimir Malevič

Quadrato nero su fondo bianco - Malevič
Quadrato nero su fondo bianco – Malevič

 

Ci troviamo virtualmente davanti ad una delle opere più importanti del Novecento, partorita da uno degli artisti più rivoluzionari e, allo stesso tempo, sconosciuto ai più. Comprendere un’opera fondamentale come il “Quadrato nero su fondo bianco” non è esercizio semplice, essendo essa stata oggetto di aspre critiche già al tempo in cui apparse, come un fulmine a ciel sereno, in un angolo della galleria privata Dobycina di San Pietroburgo nel 1915, all’interno di quella mostra “0,10 – The last Futurist Exhibition of Painting” organizzata da Ivan Puni.

 

Foto della mostra - In alto, all'angolo, è visibile l'opera di Malevic
Foto della mostra – In alto, all’angolo, è visibile l’opera di Malevic

 

Il “Quadrato nero” rappresenta per Malevic il punto di partenza di quella corrente che egli stesso definì “Suprematismo“. Cosa intendeva l’artista con “Suprematismo”? Nel Manifesto a cui collaborò anche il poeta Vladímir Majakóvskij datato 1915 e poi confluito nel successivo scritto del 1920 “Il suprematismo come modello della non rappresentazione“, Malevič afferma che intende “la supremazia della sensibilità pura nelle arti figurative“: affermando ciò l’artista punta a slegare in modo definitivo l’arte dai suoi aspetti contingenti e pratici. Eliminando dall’arte ogni riferimento al mondo dell’oggettività, eliminando dunque la rappresentazione di soggetti sacri, mitologici o quotidiani, egli può pienamente affermare l’essenza dell’arte, abbracciando soltanto la sensibilità plastica. L’astrattismo di Malevic deriva dalla progressiva semplificazione del cubismo, riducendolo alle figure elementari della geometrica: al triangolo, al cerchio e, appunto, al quadrato. A questo deve mirare, secondo Malevic, l’artista moderno: gettare via “tutto ciò che determinava la struttura oggettivo-ideale della vita e dell’arte”, disfarsi delle “idee, concetti e rappresentazioni, per dare ascolto solamente alla pura sensibilità”. Malevič rigetta fortemente la funzione “sociale” dell’artista (al contrario di Vladimir Tatlin, fondatore del “costruttivismo”), rigetta e critica il concetto di un’arte al servizio dello Stato o della religione, e in questo si può leggere il desiderio di costruzione di un “mondo nuovo”, quello della pura sensibilità. In riferimento alla sua opera, l’artista scrive: “Quando, nel 1913 (Malevic fissa la data della sua rivoluzione al 1913, la veridicità di tale datazione è però messa in dubbio), nel corso dei miei sforzi disperati per liberare l’arte dalla zavorra dell’oggettività, mi sono rifugiato nella forma del quadrato, ed esposi un quadro che non rappresentava altro che un quadrato nero su un fondo bianco, i critici e il pubblico si lamentarono: – È andato perduto tutto ciò che noi abbiamo sempre amato. Siamo in un deserto. Solo un quadrato nero su un fondo bianco ci sta davanti! – e si cercavano parole schiaccianti per allontanare il simbolo del “deserto” e per ritrovare sul “quadrato morto” la preferita immagine della realtà. La critica e il pubblico consideravano questo quadrato incomprensibile e pericoloso, ma non c’era altro da aspettarsi”. La metafora del “deserto” colpisce fortemente, poiché in quest’evaporazione della realtà egli vede il superamento del concetto di “mondo della volontà e della rappresentazione”. Partendo da questo punto, nel corso degli anni Malevič giungerà ad una progressiva rarefazione stilistica, approdando alla “solitudine della tela bianca”: il famoso “Quadrato bianco su fondo bianco” del 1919, punto d’arrivo della sua “poetica delle forme assolute” in cui giunge all’azzeramento totale, al nichilismo assoluto grazie alla monocromia. A causa della sua forte poetica, l’artista verrà arrestato nel 1930 e morirà pochi anni dopo, nel 1935. Figure fondamentale nella storia dell’arte del Novecento e rimasta per troppo tempo sconosciuta, oggi si presenta in tutta la sua forza eversiva nella veste di un profetico riformatore della vita, i cui risultati artistici ispireranno artisti di generazioni successive.

 

“La maggioranza della gente vive tuttora nella convinzione che la rinuncia all’imitazione della “amatissima realtà” significhi per l’arte la rovina. L’arte non vuole stare più al servizio della religione e dello Stato, non vuole più illustrare la storia dei costumi, non vuole più saperne dell’oggetto come tale, e crede di poter affermarsi senza la “cosa” ma in sé e per sé”


6 risposte a "“Quadrato nero su fondo bianco” – Kazimir Malevič"

  1. La tendenza generale del 900, che ancora oggi contraddistingue la maggior parte delle produzioni artistiche, è proprio il rifiuto della mimesi, la riproduzione della realtà. Nella realtà si cerca sempre qualcos’altro, la si utilizza come pretesto per aprire mondi immaginativi nuovi, come fa benissimo Malevic.
    ps. Guardatevi “Realismo pittorico di una contadina in due dimensioni” e sorridete!

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